Buon pomeriggio lettori!
Oggi
ricorre l'anniversario di una delle peggiori catastrofi del nostro secolo, una
tragedia che ancora oggi non lascia indifferenti! ogni anno quando trasmettono
le immagini di quel triste giorno di quattordici anni fa, la paura e il dolore
si acutizzano.
quel
giorno non è stata una catastrofe americana, ma il fallimento di un'intera
umanità. le vittime dell'attentato alle Twin Towers non ritorneranno, le madri,
i padri, i figli, gli amici, i vigili del fuoco, la polizia, nessuno farà più
ritorno alle loro famiglie, ed è per questo che non vanno mai dimenticate, perché non è un capitolo chiuso, ma una triste realtà che ogni giorno si fa
sempre più vera.
Vi
lascio ad un articolo de "Il Giornale" scritto da Giuseppe de Bellis
del 2008, ma che rispecchia perfettamente oggi come sette anni fa, il senso di
smarrimento.
Ho
voluto condividerlo con voi affinché la catastrofe dell'11 settembre del 2001,
non sia solo un mero ricordo sbiadito, perchè tutt'ora noi siamo parte di
quella storia!
L'11 settembre sotto silenzio
È troppo facile dimenticare. L'11 settembre 2001 è un ricordo sbiadito, una
memoria residua, una rievocazione appannata. Dov'è finito il «siamo tutti
americani» del giorno dopo? Non c’è: è sparito così in fretta da non lasciare
più spazio nemmeno alla retorica.
Ci saranno due fasci di luce a simboleggiare le torri gemelle e poco altro.
Ci sarà una cerimonia poco globale, perché il mondo non si sente più parte di
questa storia. La montagna di speciali tv e di dibattici politici
internazionali, si è già esaurita. Neppure la campagna elettorale per le
presidenziali americane tocca l'argomento, se non per la tangente. Il ricordo
non è più collettivo, ma personale.
Sette anni sono pochi per ridurre solo a una data il momento che ha
cambiato la storia, eppure non c'è un altro fatto che sia diventato passato con
la stessa velocità. Sembra che l'Occidente abbia un pudore tutto suo ad
alimentare la memoria e a piangere i suoi morti: qualcosa che assomiglia alla
paura di dare fastidio all'islam e alla vergogna per essersi sentiti tutti
colpiti al cuore.
Abbiamo visto due aerei schiantarsi su New York, abbiamo contato tremila
vittime, abbiamo visto cadere le persone in cerca di scampo dalle fiamme del
World Trade Center, abbiamo pulito la polvere che ricopriva ground zero. Ci
siamo promessi che nulla sarebbe stato come prima, che nessuno avrebbe
considerato quello un attacco solo all'America.
E ora? Ricordare l'11 settembre non è più chic. La rimozione è un gioco
perverso perché appiattisce le emozioni. Le lacrime, il terrore, la certezza
che tutti noi, in quei giorni, potevamo essere vittime della vigliaccheria
terroristica non ci sono più, masticati e digeriti dalla rielaborazione
buonista e autolesionista dell'11 settembre. Abbiamo dimenticato che c'è stata
una dichiarazione di guerra globale e a dichiararla non è stato l'Occidente.
Tutto quello che è successo dopo ha scavalcato quella tragedia: la guerra
in Irak, reputata sbagliata e illegittima a scoppio ritardato, ha alimentato il
sentimento antiamericano che è cresciuto in Europa e persino in una parte degli
Stati Uniti; le centinaia di notizie sul carcere di Guantanamo hanno portato
nell'oblio i morti innocenti nell'attentato alle torri gemelle per dare dignità
solo alle storie dei reclusi in tuta arancione.
La paura di giustificare la reazione considerata sproporzionata ha fatto
prendere le distanze: l'Europa ha progressivamente abbandonato il sentimento di
vicinanza con l’America e ha cominciato a fare dei distinguo. Siamo passati dal
«siamo stati colpiti», al «sono stati colpiti». Siamo passati dall'attacco alla
civiltà occidentale, all'attacco agli Stati Uniti, quindi all'impero, quindi a
Bush, quindi al cattivo. Ci manca solo che qualcuno dica che hanno fatto bene,
quelli di Al Qaida.
Certo, perché dimentichiamo che la campagna del terrorismo islamico ha
colpito anche in Spagna, in Turchia, in Inghilterra, in Marocco e in tutti i
paesi arabi che non si vogliono piegare all'islam radicale. Questo in sette
anni è stato cancellato, incredibilmente spodestato dal senso di colpa per
tutto quello che l'11 settembre ha provocato. Nessuno sente più la puzza della
morte provocata dai kamikaze di Al Qaida e invece aumentano quelli che sentono
puzza di qualcosa di strano attorno agli attentati.
Così è cresciuta l'onda dei negazionisti, è montato il complottismo: oggi,
fuori dall'America una persona su due crede alle teorie della cospirazione.
Un'enormità. E tra quelli che non credono alle piste alternative monta la
«cordata» di chi è convinto che in fondo gli americani quantomeno se la siano
cercata. Si alimenta il secondo revisionismo, quello di chi crede che l'11
settembre sia stato solo un pretesto per dare più potere ai potenti, per
rendere schiavi i cittadini, per farli vivere nel terrore e governarli meglio.
È vero, da quel giorno è cambiato tutto. Da allora ci hanno blindato gli
aeroporti, non possiamo entrare più liberi nei musei, nelle stazioni, oppure
salire tranquilli sui tram e nelle metropolitane. L'Occidente si difende, si
protegge, si barrica. Ma è colpa sua o di chi lo vuole attaccare? Ci siamo
dimenticati che noi siamo le vittime. E siamo i parenti dei tremila morti
dell'11 settembre 2001.
vi lascio con una frase
toccante che Papa Giovanni Paolo II disse di quel giorno,
È stato un giorno buio nella storia dell’umanità, un terribile affronto alla dignità dell’uomo. Come possono verificarsi episodi di così selvaggia efferatezza? Il cuore dell’uomo è un abisso da cui emergono a volte disegni di inaudita ferocia, capaci in un attimo di sconvolgere la vita serena e operosa di un popolo.
Per non dimenticare
-Angel
Nessun commento:
Posta un commento